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L’abbandono del tetto coniugale: quali conseguenze? Esiste ancora come reato?

3 aprile 2024

L'abbandono del tetto coniugale è un'azione che incide profondamente sull'equilibrio della vita matrimoniale e si manifesta quando uno dei coniugi lascia la residenza familiare senza un giustificato motivo, violando così i doveri di coabitazione previsti dall'articolo 143 del codice civile. Questo articolo stabilisce, tra gli altri, il dovere di coabitazione, che si traduce nella necessità per i coniugi di vivere sotto lo stesso tetto e condividere la vita familiare. L'abbandono del tetto coniugale può quindi configurarsi come una violazione di questi doveri coniugali, ma è fondamentale stabilire un nesso di causalità diretto tra tale abbandono e il deterioramento del rapporto matrimoniale. In altre parole, l'abbandono sarà rilevante ai fini legali solo se è la causa o ragione della separazione e non semplicemente la conseguenza di un matrimonio già in crisi. Nei paragrafi successivi, esamineremo come l'abbandono del tetto coniugale possa avere conseguenze importanti sul piano civilistico, ad esempio come motivo di addebito nella separazione o come fondamento per una richiesta di risarcimento danni. Evidenziaremo, poi, che sul piano penalistico tale abbandono non assume automaticamente rilevanza, a meno che non si verifichino specifiche condizioni, come il fatto che abbia lasciato la famiglia in stato di difficoltà economica. Rispondiamo poi ad alcune domande frequenti: dopo quanti giorni scatta l'abbandono del tetto coniugale? è abolito o esiste ancora l'abbandono del tetto coniugale? è un reato ed è possibile la denuncia ai carabinieri per abbandono del tetto coniugale?

Abbandono del tetto coniugale
Abbandono del tetto coniugale: quali conseguenze?

Abbandono tetto coniugale: in cosa consiste?

L'abbandono del tetto coniugale rappresenta una delle violazioni dei doveri coniugali stabiliti dall'articolo 143 del codice civile italiano, che include anche il dovere di fedeltà e di assistenza morale e materiale. Questa situazione si configura quando uno dei coniugi si allontana dalla residenza comune senza una giusta causa o senza l'accordo dell'altro, con l'intenzione di non farvi ritorno, pertanto interrompendo la coabitazione che rappresenta l'essenza della vita coniugale. Tuttavia, è importante sottolineare che non ogni allontanamento dalla casa familiare costituisce abbandono. Infatti, non si considera tale se l'assenza è giustificata da motivi validi, come esigenze lavorative che richiedono di vivere lontano dal coniuge, o se è avvenuto un allontanamento temporaneo seguito da un litigio, purché vi sia l'intenzione di ritornare. In questi casi, l'allontanamento è consentito e non si configura come abbandono del tetto coniugale, poiché manca la volontà definitiva di rompere il legame di vita comune.

Le conseguenze civilistiche: addebito della separazione

Nel contesto della separazione coniugale, l'abbandono del tetto coniugale può costituire un valido motivo di addebito, ma solo se tale comportamento rappresenta la causa diretta della rottura matrimoniale. La legge richiede una stretta correlazione tra la violazione dei doveri matrimoniali, quali la coabitazione imposta dall'articolo 143 del codice civile, e il deterioramento della relazione coniugale. Non basta, infatti, che uno dei coniugi abbandoni la casa familiare: è necessario dimostrare che questo abbandono ha causato la crisi matrimoniale. La giurisprudenza, in particolare la sentenza n. 13431 del 23 maggio 2008 della Cassazione Civile Sezione I, e decisioni successive come quella del Tribunale di Monza del 21 gennaio 2022, chiarisce che senza una prova evidente del nesso causale tra l'abbandono del tetto coniugale e la disgregazione della vita comune, la separazione non può comportare addebito. Pertanto, per imputare ad un coniuge la responsabilità della fine del matrimonio tramite l'addebito, deve essere inequivocabilmente dimostrato che il suo allontanamento dalla residenza coniugale è stato il fattore determinante che ha portato al fallimento del rapporto coniugale. L'addebito della separazione per abbandono del tetto coniugale comporta conseguenze giuridiche significative, ma in un ambito relativamente ristretto. Uno degli effetti più importanti riguarda la sfera economica e, in particolare, la possibilità per il coniuge responsabile dell'abbandono di ricevere un assegno di mantenimento. Viene dunque escluso il diritto all'assegno di mantenimento per il coniuge al quale è stato attribuito l'addebito della separazione, sulla base del principio che non si deve premiare chi ha dato causa alla rottura del vincolo matrimoniale con comportamenti contrari ai doveri coniugali. Un'altra conseguenza significativa dell'addebito in caso di abbandono del tetto coniugale è relativa ai diritti successori. Normalmente, i diritti di successione tra i coniugi si estinguono con il divorzio; tuttavia, in presenza di un addebito per abbandono del tetto coniugale, questi diritti possono venire meno già dalla separazione. Ciò significa che il coniuge colpevole di abbandono, a seguito di una separazione con addebito, perde i diritti successori che normalmente avrebbe mantenuto fino al divorzio effettivo, accelerando così le conseguenze giuridiche dell'interruzione del rapporto matrimoniale.

Le conseguenze civilistiche: risarcimento dei danni

L'addebito della separazione per abbandono del tetto coniugale non conduce automaticamente al riconoscimento di un diritto al risarcimento dei danni. Infatti, secondo le recenti sentenze, è possibile richiedere il risarcimento dei danni solo quando si dimostra una violazione significativa dei doveri coniugali, che può incidere sia sul piano patrimoniale, come la perdita di reddito o la diminuzione del patrimonio, sia su quello non patrimoniale, per esempio attraverso il danno morale o esistenziale legato al dolore e alla sofferenza vissuti. Per avanzare una richiesta di risarcimento, occorre provare che l'azione dell'altro coniuge, quale l'abbandono del tetto coniugale, abbia effettivamente violato i doveri di assistenza morale e materiale, fedeltà, convivenza, collaborazione nell'interesse della famiglia e educazione dei figli, come previsti dal Codice Civile. È necessario, inoltre, stabilire un nesso causale chiaro tra il comportamento illecito e i danni subiti, attestando che questi ultimi sono direttamente conseguenti alla violazione dei doveri coniugali. Tuttavia, per ottenere un risarcimento, si deve dimostrare che tali violazioni abbiano provocato una sofferenza tale da eccedere il normale limite di sopportabilità, incidendo sui diritti costituzionalmente tutelati, come il diritto alla salute, all'onore o alla dignità personale. La Cassazione, con la sentenza n. 18853 del 2011, ha chiarito che non è la sola violazione dei doveri matrimoniali a fondare il diritto al risarcimento, ma è necessaria la lesione di diritti fondamentali dell'individuo, configurando un illecito civile che possa giustificare una richiesta di risarcimento anche al di là della presenza di un addebito nella separazione. Dunque, la valutazione del risarcimento richiede un'attenta analisi delle circostanze del caso concreto per determinare se la violazione dei doveri coniugali abbia effettivamente superato la soglia di tollerabilità, giustificando così un intervento risarcitorio.

Esiste ancora l’abbandono del tetto coniugale o è abolito?

Nonostante le percezioni diffuse, il concetto di addebito nella separazione per abbandono del tetto coniugale non è stato abolito, ma continua a sussistere nel nostro ordinamento giuridico, avendo un rilievo legale anche se spesso meno incisivo di quanto comunemente si pensi. L'addebito della separazione rimane una componente rilevante del diritto di famiglia, in quanto definisce le responsabilità dei coniugi relativamente alla rottura del vincolo matrimoniale. Tuttavia, le sue conseguenze pratiche sono state in parte ridimensionate rispetto al passato, in linea con un'evoluzione del diritto di famiglia verso un approccio più equilibrato e meno punitivo. Nel caso dell'abbandono del tetto coniugale, l'addebito può influenzare aspetti specifici come la preclusione all'ottenimento di un assegno di mantenimento per il coniuge colpevole e la modifica dei diritti successori già dalla separazione. Ciononostante, la decisione di attribuire l'addebito non si basa solo sulla constatazione del mancato adempimento dei doveri coniugali, ma richiede una valutazione approfondita del contesto e delle circostanze che hanno portato alla separazione, mirando a stabilire un legame causale tra il comportamento dei coniugi e la rottura del matrimonio. Pertanto, sebbene il concetto di addebito non sia stato abolito, il suo impatto pratico è circoscritto e soggetto a una valutazione giuridica dettagliata.

È un reato? È possibile fare denuncia ai Carabinieri?

L'abbandono del tetto coniugale, inteso come violazione dei doveri matrimoniali, è primariamente un illecito civile e non costituisce di per sé un reato, se non si verificano circostanze particolari. Legalmente, la conseguenza più immediata di tale comportamento è la possibilità di addebito della separazione, che può portare a significative ripercussioni economiche per il coniuge colpevole, come la perdita del diritto all'assegno di mantenimento e dei diritti successori. Per configurarsi come reato, l'abbandono del tetto coniugale deve essere accompagnato da altre violazioni, in particolare la mancata assistenza materiale che cagiona gravi difficoltà economiche al coniuge abbandonato. In tal caso, si possono integrare gli estremi del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, previsti dal diritto penale. È rilevante notare che non ogni allontanamento dalla casa familiare si traduce in reato: situazioni temporanee, come una breve assenza per riflessione, non configurano l'abbandono del tetto coniugale in termini legali. Inoltre, vi sono implicazioni anche fiscali legate alla residenza dei coniugi che, se manipolate per vantaggi economici, possono innescare sanzioni tributarie. In conclusione, l'abbandono del tetto coniugale rappresenta una tematica giuridica complessa con implicazioni civili e, in determinati contesti, anche penali. È fondamentale, pertanto, che le decisioni relative alla coabitazione coniugale siano prese con piena consapevolezza delle loro potenziali conseguenze legali, avvalendosi possibilmente del consiglio di un avvocato specializzato in diritto di famiglia.

Abbandono del tetto coniugale con figli minorenni

L'abbandono del tetto coniugale, quando coinvolge figli minorenni, acquisisce un'ulteriore gravità sia nel contesto civilistico sia in quello penalistico. Se il coniuge che si allontana lascia i figli senza provvedere a loro, sta violando non solo gli obblighi civili derivanti dal matrimonio ma anche quelli penalistici, soprattutto se non contribuisce al loro mantenimento. Questo comportamento, in sede di procedimento di separazione, può essere valutato negativamente, influenzando decisioni cruciali come l'affidamento e il diritto di visita dei minori. È anche vero che per questi provvedimenti è prioritario tutelare l'interesse dei figli: questo può comprendere la necessità di mantenere o ripristinare il rapporto con il genitore allontanatosi, anche dopo un periodo di trascuratezza. Un caso diverso è quello in cui il coniuge si allontana portando con sé i figli minorenni: ora la situazione giuridica si complica ulteriormente e può sfociare in reati specifici. Tra questi, la sottrazione di minore, delineata dall'articolo 574 del codice penale, che sanziona chi sottrae un minore di anni quattordici al genitore o a chi ne ha la custodia, ostacolando così l'altro genitore nell'educazione e nella cura dei figli. Inoltre, si potrebbe configurare il reato di sequestro di persona, previsto dall'articolo 605 del codice penale, specie se l'allontanamento comporta una percezione di limitazione della libertà personale nei minori. Tuttavia, l'intento che guida l'allontanamento è fondamentale per definire il quadro legale: se l'azione è motivata dalla volontà di proteggere i figli da un pericolo o rischio grave per la loro sicurezza, l'elemento soggettivo necessario per la configurazione dei suddetti reati potrebbe non sussistere. Saranno le autorità competenti a valutare le circostanze e le intenzioni del genitore allontanatosi, per stabilire la natura legale e le conseguenze del suo comportamento.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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